Ukulele jazz: intervista a Sarah Maisel

Intervista a Sarah Maisel


Durante il percorso di ogni musicista capita di scoprire un artista che ci colpisce nel profondo, che ci permette di vedere quello che fino a quel momento non avevamo notato, che ci fa crescere.
Questa persona per me è Sarah.  La sua vocalità meravigliosa e il suo stile all'ukulele, elegante e sofisticato, mi hanno veramente affascinato. Grazie a lei mi sono appassionata a questo strumento.
Questa intervista è una sorta di piccolo ringraziamento.
Grazie Sarah Maisel. Grazie mille.



Cosa è significato per una musicista come te che viene dalla musica classica, dal violino e dal pianoforte, passare all’ukulele? Cosa c’è di quell’esperienza nel tuo lavoro di oggi?

Suonavo il violino classico prima di imparare a suonare l’ukulele. Grazie all’orecchio allenato ho imparato le canzoni più facilmente di quanto avrei fatto se non avessi avuto alcuna esperienza. Grazie alle mie competenze musicali è stato facile sentire i cambi di accordo. Inoltre saper leggere la musica mi ha aiutato molto. Alcuni aspetti poi sono simili e facilitano il passaggio dal violino all’ukulele: entrambi gli strumenti hanno quattro corde e l’ukulele tenore è più meno della stessa dimensione di un violino.
Per questo ho sentito naturale suonare questo strumento più di quanto non lo sia mai stato per me suonare la chitarra. L’accordatura è differente, ma non è stato difficile abituarsi. Ciò che avevo appreso nella tecnica del violino mi è stato utile, le dita della mia mano sinistra erano già abbastanza forti e avevo acquisito controllo e autonomia delle singole dita. Penso sia proprio per questo che ho potuto cominciare ad armonizzare gli accordi abbastanza velocemente.
 
Suonare in gruppo è importante per tutti gli strumenti ma in particolare per l’ukulele. Dopo aver suonato in gruppo sei cresciuta seguendo le tue inclinazioni e i tuoi gusti musicali. Secondo te qual è il vantaggio di suonare insieme e cosa invece si deve fare da soli?
L’ukulele è uno strumento “social”. Non solo per fare musica insieme ma per diventare amici e conoscere persone meravigliose attraverso questo strumento.

A San Diego ci sono molti ukulele club e si incontrano quasi ogni sera. Mettono insieme tante persone e le rendono felici (facendo musica). Ti auguro di suonare in gruppo il più possibile. Puoi imparare a sentire i cambi di accordo e imparare ad andare avanti anche quando fai un errore. Cosa si può fare da soli? Suonare con il metronomo, un duro insegnante che però ha sempre ragione. Non piace molto a nessuno ma è necessario se vuoi avere un buon senso del tempo. La pratica con il metronomo ti permetterà di suonare con gli altri più agevolmente e anche se tutto ciò sembra tedioso ti ripagherà degli sforzi alla fine. Raccomando sempre anche di esercitarsi con le scale e fare tanti esercizi per le dita.  




Dalla musica classica al jazz chi ti ha ispirato nel tuo viaggio? Come è nato il rapporto fra Jazz e Ukulele?
Il mio viaggio è stato ispirato da tante persone, è difficile tirare fuori anche soltanto alcuni nomi. Ho sempre amato gli Standards e poi qualsiasi canzone interpretata da Ella Fitzgerald. Tuttavia ci sono altri che mi hanno ispirato come Benny Chong, Byron Yasui, Lyle Ritz e Joe Pass. Lungo il percorso  ho incontrato degli amici come Bryan Tolentino e Abe Lagrimas Jr (che mi hanno ispirato anche loro). Ho scoperto questi ragazzi dopo alcuni anni che suonavo l’ukulele e per me non sono solo splendidi musicisti ma persone speciali. Ho avuto il piacere di prendere alcune lezioni da Byron Yasui, un grande maestro e un meraviglioso musicista.
 
Qual’è il miglior tipo di ukulele per il jazz per te?  Quali legni preferisci? 
Mi piace il tenore per eseguire ogni tipo di musica. È la taglia più comoda per me da suonare e ha una grande versatilità. È anche piuttosto maneggevole e portatile, cosa che apprezzo molto.
Onestamente non so molto dei legni. Lascio la scelta della combinazione dei legni al mio liutaio (uke builder). Quando ho avuto bisogno di un ukulele ho cercato di descrivergli quello che cercavo (ad esempio un suono caldo, ricco, non troppo brillante etc) e poi l’ho lasciato fare il suo lavoro.  





In Italia questa strumento sta cominciando ad essere conosciuto. Quando verrai in Italia, hai qualcosa in programma?
Io sarei molto felice di venire in Italia! Nel 2015 il luogo più vicino all’Italia in cui andrò sarà il Grand Northern Ukulele Festival in Gran Bretagna. Penso che sia comunque lontano ma più vicino di casa mia a San Diego in America.
Io viaggio soprattutto con il mio compagno (my sweet heart) Craig Chee. Noi stiamo lavorando molto insieme ed è una collaborazione importante che ci coinvolge personalmente e professionalmente.
Chissà magari ci sarà la possibilità di venire insieme in Italia. Teniamo le dita incrociate.

 




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