Intervista a Maru Barucco


Un ukulele in viaggio: Maru Barucco fra canzoni, treni e vita 

Quando l'ukuele diventa lo strumento per comporre, per esprimere la propria identità, per raccontare le cose piccole e grandi della vita, allora gli appassionati come me non possono che ascoltare e apprezzare il risultato. 
 





Come hai conosciuto l'ukulele? Perché lo hai scelto come strumento per comporre e arrangiare le tue canzoni? 

Molti ricordano probabilmente come sono fatti i Lego. Le “manine” dei personaggi sono a forma di “C” ed è possibile agganciare qualsiasi pezzo dei Lego che abbia la forma adatta. Quando ho imbracciato un ukulele per la prima volta, mi sono sentita esattamente così. Non voglio perdermi in sentimentalismi e romanticherie, ma sono alta un metro e cinquantotto e ho sempre suonato chitarre o, addirittura peggio, bassi elettrici più alti di me. Mi sono sempre dovuta adattare a strumenti che sembravano essere su una scala diversa dalla mia, un po' come un bambino di cinque anni che indossa una 44 di jeans. Il primo impatto è stato proprio quello di essere sulla stessa scala, nel mondo dei piccoli e in questo credo di aver sentito anche la leggerezza e la spensieratezza di cui avevo bisogno. Dopo questo primo e forse superficiale impatto e considerando l'ukulele quasi come un giocattolo, ho cominciato a scrivere testi semplici e leggeri. Testi giocattolo. In italiano.
 
Maru Barucco canta Ninì con Salvo Cantarella
 
I testi in italiano erano per me una grande novità. Dall'età di 12 anni ho cominciato a scrivere testi esclusivamente in inglese. L'inglese era una lingua facile tramite la quale mi sono potuta permettere di scrivere banalità senza provarne vergogna. Ma l'italiano era una grossa responsabilità. Penso che, di questi tempi, scrivere in italiano sia come proporsi al panorama della musica italiana, proporsi al di fuori dei Talent Show, al di fuori delle Major. Scrivere testi veri è come mettere in atto una missione di salvataggio. Eppure con l'ukulele mi riusciva bene. Portavo tutto in musica: una richiesta di restituzione di pantaloni del pigiama, la storia di un dinosauro giallo di gomma, qualsiasi cosa. E poi, si sa, l'ukulele è lo strumento dei viaggiatori: treno, bici, aereo, sono tutti confini superati.
 
Raccontami la tua storia, il tuo viaggio. Da dove vieni, dove vai. Prima e dopo l’ukulele: chi c'è con te in questa avventura? 
Ho avuto la fortuna di crescere a Siracusa, una città in cui l'arte, la musica, la cultura rimbombano e straripano dalle strade stesse. Ho avuto la fortuna di imparare a camminare in una casa piena di vinili e di strumenti musicali.
E, in particolar modo, ho avuto la fortuna di avere due genitori piccoli quanto me ma con due spalle giganti che sono sempre stati disposti a supportarmi in ogni mia scelta.
Non so esattamente quando, ma ho cominciato a suonare la chitarra.
Mio padre suonava una Gibson SG nera ed io avevo quattro anni. Potevo strimpellarla soltanto se seduta sul divano del salotto: guai a sbatterla in giro.
Ma a 9-10 anni ho cominciato ad ascoltare molto punk-rock, in particolare i Blink 182 – roba assolutamente non da divano – così i miei hanno pensato bene di regalarmi una chitarra elettrica tutta per me da poter sbattere in giro.
Da quel momento ho cominciato a suonare vari strumenti e la musica è diventata una grandissima parte del mio percorso di vita, talmente grande che ho deciso di diventare una liutaia.

Maru Barucco  Denti da latte
 
Ho lasciato Siracusa per trasferirmi a Cremona, città del violino.
L'aria di Cremona mi rendeva insofferente, così spesso preferivo viaggiare. Con i treni potevo infatti raggiungere qualsiasi destinazione.
Gran parte dei libri e delle persone che mi hanno ispirato in questo percorso, dei testi che ho scritto vengono tutti dai treni.
Ben presto ho imparato a memoria gli orari di tutti i treni per le mie destinazioni preferite: Torino, Milano, Bologna.
A Milano ho conosciuto Saverio e Francesco Porcari, ai quali devo gran parte di ciò che sono diventata. Oltre ad essere dei musicisti spettacolari, sono anche e soprattutto dei grandi appassionati di ukulele e mi hanno iniziato a questo strumento, prestandomi un loro Makala - un concerto totalmente in mogano con cui ho cominciato a registrare i primi pezzi.
Insieme ai Porcari Bros, Andrea Rossi (detto Rino) e Paolo Trigilio eravamo i Marù & The Barbemagre e così, ogni sabato alle 13.30, il treno mi portava a Milano ed io ero felice.
Nel frattempo frequentavo la scuola di liuteria a Cremona ed ero riuscita a realizzare il mio primo violino. Il mio mestiere prendeva forma e il mio umore migliorava. Trascorrevo i pomeriggi chiusa in casa. Per scrivere. Registravo tutto sul mio terribile smartphone e inviavo random su Whatsapp. Presto mi sono accorta del fatto che molti amici ascoltavano quei pezzi con piacere, così ho aperto un canale su SoundCloud. Gli ascolti aumentavano e aumentava anche la quantità di testi. Un giorno ho deciso di mandare i pezzi a Davide Di Rosolini, cantautore siciliano e ideatore dell'associazione/etichetta MU – Musicisti Uniti, che proprio in quel momento si trovava in tour nel Norditalia.
Davide mi ha invitata ad aprire diversi suoi concerti a Bologna, Pavia, Torino e Milano. Da qui sono iniziate diverse collaborazioni e, soprattutto, una bella amicizia. Quando sono sono cominciati i concerti da sola è nata la necessità di “condire” le note dell'ukulele. E oggi il mio ukulele è condito con l'accompagnamento di Salvo Cantarella e le illustrazioni di Lavinia Cultrera.

Maru Barucco Ft. Salvo Cantarella - Olliuchenit - RSO live
 
Con me ci sono i miei genitori, sempre in prima fila ai concerti in Sicilia; mia sorella che mi chiede continuamente di dedicarle una canzone,e che forse non sa quanto è presente un po' in tutti i testi che ho scritto.
Ho imparato a non dedicare canzoni perchè la bellezza delle dediche sta nel cercarle in ogni parola. Ma è ovvio che in ogni testo ci sono io. Come non potrebbero esserci le mie persone?
E così ci sono anche gli amori passati, quelli mai stati e quelli attuali. Sono innamorata dell'amore e della quantità di parole che possono essere usate per descriverlo, e ho sempre la premura di cercare persone innamorate delle parole quanto me. E' la fortuna che ho attualmente ed è per questo che molti testi sono scritti a “quattro mani” e l'ispirazione non manca mai.E neanche gli amici mancano. Ci sono persone che conosco da una vita e persone che ho conosciuto da pochi mesi che supportano me ed il mio progetto. Credo che ormai siano parte integrante di esso e non potrei esserne più felice.
 
Come definiresti il tuo genere musicale?
Sono arrivata a pensare che il genere musicale è una limitazione per la creatività di un artista. E' naturale che per fini commerciali sia un argomento da affrontare, ma mi è sempre piaciuto lo spazio che viene dato alla sperimentazione.
C'è qualche pezzo Pop, uno che pare Dance e addirittura un paio di pezzi che potrebbero essere definiti Punk. Sì, con l'ukulele. Ma non so davvero dare una definizione di un genere. Credo che attenderò che qualcun altro lo faccia per me.
Che ukulele hai? e come lo amplifichi?
Ho usato per diversi mesi uno strumento che reputo parecchio valido per i beginners, un Makala Concerto in Mogano. Con il tempo ho avuto la necessità di uno strumento migliore, dal suono più squillante e, soprattutto, amplificato.
Ho acquistato un Concerto Ortega, uno strumento tedesco in mogano marezzato che ha un suono acustico strepitoso.
L'ukulele era già provvisto di sistema di amplificazione passiva, il cosiddetto piezo elettrico. Essendo passivo purtroppo bisogna tenere conto dell'acquisto di un equalizzatore per i suoni. A parte dei problemi di “massa” tranquillamente risolvibili con un equalizzatore, lo strumento è eccezionale e al momento non ho intenzione di cambiarlo.
Che progetti hai per il futuro immediato e non solo?
Da qualche mese il progetto è diventato una fusione di musica e illustrazione grazie all'intervento di Lavinia Cultrera. siciliana, molto intraprendente e con un forte senso artistico. Insieme abbiamo costruito un progetto che va di pari passo con l'attuale progetto musicale e che si chiama Con Le Stesse Scarpe. Comprende tutte le illustrazioni che Lavinia ha realizzato durante la sua permanenza di diversi mesi a Barcellona.
La mia formazione è ancora lunga e purtroppo, o per fortuna, sono anche io nel bivio musica/professione, nella speranza di poter portare avanti al meglio entrambe queste parti importanti della mia vita.
Musica/professione in questi giorni significa registrazioni del primo album/esami e francamente spero in una parità.
L'album è registrato a Torino con Davide Di Rosolini e calcoliamo esca per l'estate insieme ad un ricco tour e ad un videoclip. Il mio futuro continua ad essere una nebulosa: sono spinta dalla voglia di fare musica, ma anche di specializzarmi nella mia professione. Mi azzardo sempre a pronosticare il mio futuro in base a ciò che vorrei accadesse, ma se c'è una cosa di cui ho paura è la delusione che un'illusione può dare. Ciò non significa però che non voglia mettermi in gioco. Le registrazioni dell'album sono in corso e di certo non sarà l'ultimo: non saprei come archiviare questa parte della mia vita. Lascerò Cremona subito dopo i miei esami. La lascio a qualcun altro. Credo mi mancherà.
Non tornerò a Siracusa, anche se è continuamente nei miei sogni. Ma qualsiasi cosa accada, io e l'ukulele avremo sempre qualcosa in comune: potrei suonarlo, potrei costruirlo. Potrei insegnare a suonarlo. O continuare ad imparare a suonarlo.
Secondo me finisce che me ne scappo ad Honolulu.
 

 

 

Commenti